Tesina: La comunicazione: La scuola di Yale e la scuola di Lazarsfeld

Negli anni 30 e 40 nascono due vere e proprie scuole sui mass media, la scuola di Yale e la scuola di Lazarsfeld.
La scuola di Yale si dedica alla sperimentazione di laboratorio sugli effetti persuasivi dei media. Il paradigma (il modello) della scuola consiste in un disegno sperimentale prima e dopo con un gruppo di controllo, cioè atteggiamenti, opinioni dei soggetti del gruppo sperimentale vengono misurati prima e dopo l’esposizione a comunicazioni persuasive. Manipolando le variabili in gioco ad es. cambiando il tipo di messaggio o la fonte si può stabilire quali fattori influiscono sulla persuasione. Il gruppo di controllo viene sottoposto alle stesse misurazioni di atteggiamenti e di opinioni, ma non è esposto alle comunicazioni persuasive, consente di verificare che i cambiamenti registrati non sono da addebitare a fattori interferenti, cioè diversi da quelli presi in considerazione.
La scuola di Yale sviluppa la psicologia sperimentale dei media mentre la scuola di Lazarsfeld fonda la sociologia dei media avviando la ricerca empirica nel settore.

La scuola di Lazarsfeld mette in discussione gli assunti di base della bullet theory nel senso che non ritiene il ricevente un bersaglio passivo che aspetta di essere colpito ma un consumatore attivo che sceglie cosa leggere quali programmi radio ascoltare in base ai propri interessi e alle proprie inclinazioni. È sbagliato anche considerarlo isolato perché egli è integrato nell’ambiente sociale primario, cioè si trova inserito in una rete di rapporti sociali e immerso nel flusso di comunicazioni faccia a faccia con famigliari, amici, conoscenti, colleghi di lavoro. Dunque l’influenza dei media non è l’unica ma si affianca a quella dei contatti quotidiani con gli altri.

La scuola di Lazarsfeld non si basa esclusivamente sull’analisi del contenuto ma intervista la gente per capire come questa si rapporta ai media e come reagisce. Parte del lavoro di questa scuola consiste nello studiare il consumo dei media cioè con queste indagini il ricercatore si prefigge di stabilire quali caratteristiche (di sesso, età, istruzione, estrazione socio-culturale) ha l’audience di un programma radiofonico o di una rubrica di giornale, e di capire perché le persone sono attratte da quel programma, che cosa ci trovano, quale significato ha per loro.
Un’altra componente importante della ricerca sul campo è l’analisi comparata delle influenze sociali, cioè si intervistano le persone su come sono state prese le decisioni correnti ad es: a chi dare il voto, quale prodotto acquistare, quale moda seguire nel taglio dei capelli, per cercare di capire quanto abbiano pesato le influenze dei media e quanto abbiano pesato quelle dei contatti interpersonali.

Si esaminano anche le interazioni e i collegamenti che vi sono tra i due ordini di pressioni, in maniera tale da ricostruire il gioco complessivo delle influenze cui sono sottoposti gli individui nella vita sociale.
Sulla base dei dati empirici raccolti Lazarsfeld elaborò una teoria denominata: teoria degli effetti limitati, ciò significa che i media difficilmente inducono cambiamenti nelle persone, mentre in genere rafforzano le posizioni, le convinzioni che le persone già hanno o, rendono manifeste tendenze latenti. Secondo Lazarsfeld due sono le condizioni che spiegano la debolezza dei media: 1) l’esposizione selettiva e 2) il flusso di comunicazione a due stadi, le persone tendono a consumare i media secondo meccanismi di autoconvalida cioè le persone scelgono quelle letture e quei programmi che li confermano nelle posizioni che già hanno. Quindi, potremmo dire che, la gente, nei mezzi di comunicazione di massa, non cerca nuove esperienze, ma una elaborazione delle proprie vecchie esperienze nelle quali può più facilmente proiettasi. Difficilmente un articolo, un programma producono cambiamenti negli atteggiamenti e nelle convinzioni radicate nelle persone.

Dalle indagini empiriche condotte da Lazarsfeld emerge che la propagazione dei contenuti dei mass media si svolge in due fasi.
Nella prima fase sono i cosiddetti leader di opinione, persone più influenti nella comunità, (soggetti che mostrano maggiore attenzione alla propaganda, leggono i giornali, seguono le comunicazioni radio), che si approvvigionano maggiormente di dati dai media e li diffondono agli altri; nella seconda fase, della propagazione, l’informazione viene elaborata negli scambi quotidiani faccia a faccia e si mescola ad altre informazioni di diversa provenienza: Il risultato finale dipende da ciò che accade in questa parte del processo, perché, come già detto, secondo Lazarsfeld, le influenze interpersonali dirette contano di più di quelle che arrivano dai media. Tuttavia ciò può essere valido proprio per gli anni ’30 e ’40 quando la diffusione delle comunicazioni di massa era ancora bassa.


Sviluppi successivi

La scuola di Yale e la scuola di Lazarsfeld hanno avviato una corrente che ha preso il nome di communication research = ricerche di comunicazione. Queste ricerche condotte da queste scuole erano caratterizzate da tre aspetti: 1) impostazione naturalistica: i media vengono considerati come eventi naturali per cui si cerca di capire come funzionano e non ci si chiede quali sono le cause che hanno portato alla loro affermazione. 2) metodi empirici: per capire come agiscono i media si ricorre o a esperimenti di laboratorio o, a inchieste mediante questionari e interviste; mentre lo sforzo di capire come stanno le cose resta in secondo piano. 3) centralità della comunicazione: ci si occupa essenzialmente dei processi di comunicazione che connettono produttori di informazioni e fruitori ma, non delle abitudini di vita dei consumatori, dell’organizzazione produttiva che sta dietro ai mass media, dei suoi rapporti con la società più ampia. Nella seconda metà del XX secolo, negli anni ’50, ’60, sia con la svolta cognitiva, sia con lo sviluppo della psicologia sociale l’interesse si è spostato sulla elaborazione cognitiva dei riceventi nelle circostanze reali in cui avviene la ricezione. In Sociologia la communication research risente di due nuove concezioni di fondo dei mass media: la teoria critica della scuola di Francoforte e le teorie culturologiche degli anni ’60 e in particolare quella di Morin.


Critiche alla scuola di Lazersfeld

Queste due nuove concezioni mettono in discussione le ricerche prodotte da Lazarsfeld. Per la Teoria critica i mass media rappresentano una industria culturale volta a controllare psicologicamente la gente, tenendola in uno stato che scoraggia qualsiasi forma di discussione e opposizione. Per la teoria culturologica di Morin, i mass media si capiscono solo se vengono inseriti in un quadro sociale, storico e culturale di cui fanno parte e di cui al tempo stesso sono espressione e causa; è necessaria dunque la contestualizzazione storico-sociale, anziché analizzare processi comunicativi astratti e generali, bisogna occuparsi di quelli specifici che si svolgono in quella concreta situazione storico-sociale.
Alle ricerche di Lazarsfeld si rimprovera innanzitutto di essere settoriali. Si concentrano su aspetti particolari del fenomeno dei mass media, mentre occorrerebbe una visione globale. Altrimenti non è possibile afferrare lo spirito della cultura contemporanea di cui i media fanno parte. Oltre che settoriali, sono ateoretiche: passano troppo presto all’indagine sul campo, senza soffermarsi a riflettere quel tanto che occorre per chiarire i termini della questione e stabilire cosa cercare. Sono indagini unilaterali. Pur ammettendo l’onestà intellettuale e il rigore dei ricercatori, la dipendenza dai finanziatori aveva sicuramente influito sulle ricerche e le richieste della committenza ne condizionavano già all’origine linee e orizzonti. La critica più dura arriva da parte di Adorno il quale ritiene che non ci si può fidare delle dichiarazioni dei lettori e ascoltatori in quanto questi sono parte integrante del meccanismo dell’industria culturale e ne hanno assorbito i condizionamenti.


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